Operazione contro la rete criminale nel Nord Est: furti, gioielli e riciclaggio illecito
Un’indagine nella provincia di Padova ha portato alla luce un sofisticato sistema criminale che ha coinvolto numerosi soggetti, tra cui membri della comunità sinti, collegati a quattro figure italiane. L’attività investigativa,condotta dalla Procura,ha visto l’esecuzione di 74 perquisizioni su scala regionale,estendendosi anche nelle province di Trento e Rimini e concentrandosi su reati che hanno colpito anziani,commercianti e attività gioiellerie.
Il complesso circuito criminale
Le indagini hanno evidenziato il ruolo centrale di un orafo della zona di Vicenza, il cui laboratorio situato in periferia fungeva da deposito per la refurtiva. Circa settanta malviventi, operanti in diverse zone del Nord Est, si recavano presso questo laboratorio dopo aver compiuto furti e saccheggi, consegnando preziosi e altri oggetti di valore. Successivamente, grazie a trattative e pagamenti, la refurtiva veniva trasformata: il metallo veniva fuso in un forno a crogiolo, gestito da un imprenditore di Gazzo, e riconvertito in lingotti destinati al mercato nero.
Al processo si affiancava la collaborazione dei figli dell’orafo, titolari di una gioielleria nel centro di Vicenza. questa città,rinomata per la sua fiera internazionale dell’oro,è storicamente divenuta un importante snodo nel settore,essendo stata teatro di operazioni criminali di vasta portata. Il modus operandi adottato non era frutto di un singolo gruppo, bensì della cooperazione di diverse bande organizzate.
Strategie investigative e dinamiche operative
Il Nucleo investigativo di Padova, guidato da un magistrato di comprovata esperienza, ha registrato circa 730 interazioni operative tra criminali dell’oro e ladroni nell’arco di sei mesi. Tali incontri sono associati a sostanziosi incassi illeciti, con vittime spesso rappresentate da anziani, donne e commercianti, aggrediti sia per strada che nelle loro abitazioni.
Attualmente, gli inquirenti stanno incrociando dati e denunce per ricostruire ogni episodio, rivelando come il fenomeno si articoli attraverso operazioni disperse piuttosto che centralizzate, complicando ulteriormente l’attività investigativa.
Beni sequestrati e impatto economico
Durante le perquisizioni sono stati confiscati materiali di elevato valore, tra cui:
- 20 chilogrammi di oro lavorato in lingotti, verghe e pepite;
- 30 chilogrammi di gioielli, attualmente in fase di catalogazione;
- una somma in contanti pari a circa 390 mila euro.
Inoltre, è stato disposto un sequestro preventivo sui conti dell’orafo, con l’obiettivo di bloccare un profitto illecito accumulato, stimato in 500 mila euro. Le accuse evidenziano come il ricettatore abbia incassato più di un milione e 350 mila euro per ogni 20 chili di oro recuperato.
questioni operative e implicazioni normative
Pur essendo stati arrestati in flagranza otto soggetti per furti in abitazioni e un individuo per una rapina in una gioielleria di Vicenza, non sono state adottate ulteriori misure coercitive. Questo risultato è riconducibile a recenti modifiche legislative, le quali impongono alle forze di polizia di iniziare il procedimento con un avviso e un interrogatorio preliminare del sospettato. Tale procedura, secondo alcuni investigatori, potrebbe ostacolare il regolare sequestro dei materiali e il corretto recupero delle prove.
L’operazione in corso mette in rilievo l’importanza di una costante revisione delle strategie operative nella lotta contro la criminalità organizzata nel Nord Est, affinché i beni sequestrati non vengano persi nei meandri burocratici.
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