La lotta di un pugile gallese: “Salvable” con Shia LaBeouf

La lotta di un pugile gallese: “Salvable” con Shia LaBeouf
La lotta di un pugile gallese: “Salvable” con Shia LaBeouf

La lotta di un pugile: analisi di “salvable”

In un’epoca cinematografica in cui il rebranding di cliché è all’ordine del giorno, “Salvable” emerge come un film che, purtroppo, non riesce a svincolarsi da un impianto narrativo già visto. La storia segue Sal “The Bull” Gostello, un pugile la cui carriera sembra aver raggiunto il suo apice e ora si dibatte tra le sfide quotidiane di una vita segnate da difficoltà. Questo concetto, già esplorato in pellicole come “Rocky” quasi cinquant’anni fa, viene riproposto con toni di grigiore e realtà cruda, ma alla fine si rivela una trama prevedibile.

Un mondo di difficoltà

Sal, interpretato da Toby Kebbell, si trova in una cittadina costiera gallese, afflitto da problemi sia dentro che fuori dal ring.All’inizio del film, lo vediamo subire le angherie di un avversario invisibile all’interno di un sogno in bianco e nero, un presagio del suo difficile cammino nella vita reale. La sua carriera di pugile è ostacolata non solo dall’età che avanza, ma anche dalle pressioni familiari e professionali, come il suo lavoro come infermiere in una struttura per anziani, dove le risorse scarseggiano e il suo stipendio è precario.

Relazioni danneggiate

La vita personale di Sal è altrettanto problematica. la sua ex moglie, Elaine, ha iniziato una nuova relazione e non ha perso occasione per rinfacciargli le sue responsabilità mancanti, in particolare nei confronti della loro figlia Molly, una ragazza di 14 anni delusa dalle promesse non mantenute del padre. La fidanzata di Sal, fay, esplode in un attacco di rabbia, accusandolo di nasconderle la verità sulla sua vita, compreso il fatto che vive in un trailer in condizioni precarie.

Il ritorno di un vecchio amico

Il film introduce un ulteriore elemento di caos con il ritorno di Vince, interpretato da Shia LaBeouf, un vecchio amico uscito di prigione. Nonostante i moniti di Welly, proprietario della palestra locale che lo avverte di tenersi lontano da Vince, Sal si lascia coinvolgere nuovamente in attività illegali e combattimenti clandestini. Questa scelta, piuttosto che migliorare la sua situazione, lo porta a rifiutare di completare un combattimento sporco, creando conflitti finanziari e più gravi problematiche legali.

Un finale che delude

Gli eventi culminano in una rapina andata male che si sovrappone a un improbabile ritorno di Sal nel mondo del professionismo. Tuttavia, il film non riesce a raggiungere la grandezza tragica che sembra promettere. Nonostante la solida interpretazione del cast, incluso il lavoro visivo di Franklin e marchetta, la sceneggiatura appare standard e non riesce a sviluppare appieno i suoi temi. Inoltre, le forte accenti gallesi potrebbero rendere parte del dialogo incomprensibile per il pubblico americano, limitando ulteriormente la connessione emotiva.

Un pugile tra cliche e realtà

Sal,descritto come un “perdente” con tutte le probabilità contro di lui,non riesce a sovvertire le aspettative narrazionali.La sua vita sembra essere dominata da situazioni contrived e poco approfondite, lasciando il pubblico a domandarsi se il film avesse potuto esplorare in modo più incisivo le sue relazioni personali e le sfide di un uomo in cerca di redenzione. La pellicola tenta di documentare la lotta di un uomo contro le avversità, ma finisce per mancare di quel realismo crudo che avrebbe potuto avvicinarla alla grandezza di altre opere del genere.

Atmosfera e presentazione visiva

Ambientato alla fine del XX secolo, “Salvable” avrebbe potuto trarre maggior vantaggio dalla sua ambientazione gallese, giovandosi della cultura locale per arricchire la narrazione. La cinematografia di simon Plunket, nonostante riesca a creare un’atmosfera unica con toni di blu che riflettono la malinconia della lotta di Sal, non è sufficiente a mascherare i punti deboli della trama.

In definitiva, “Salvable” rappresenta un’opera che, pur mostrando del potenziale, non riesce a elevarsi al di sopra della media. I problemi caratteriali e tematici, uniti a scelte narrative prevedibili, la rendono un’opera guardabile, ma purtroppo poco memorabile.

Giuseppe Rossi è un appassionato storyteller e content curator con una solida esperienza in ambiti diversi, dalla cultura e lifestyle alla tecnologia e viaggi. Laureato in Lettere Moderne, ha collaborato con diversi siti web e community online, creando articoli chiari e coinvolgenti per un pubblico ampio. Curioso di natura, si tiene sempre aggiornato su tendenze e curiosità, trasformando ogni argomento in un piccolo spunto di riflessione. Nel tempo libero ama esplorare nuovi itinerari in bicicletta e sperimentare ricette regionali in cucina.