“The last of us”: perché la quarta stagione è essenziale per concludere la saga

“The last of us”: perché la quarta stagione è essenziale per concludere la saga

The Last of Us: la terza stagione non chiuderà la saga, il co-creatore anticipa il proseguimento

La prossima stagione di The Last of Us non rappresenterà la conclusione definitiva della narrazione. Craig Mazin, co-creatore della serie, ha recentemente rivelato in un’intervista che la terza stagione non basterà a completare la trama tratta dal secondo videogioco, The Last of Us part II.

Secondo Mazin, l’ambizione di chiudere l’intera storia in un’unica stagione sarebbe irrealizzabile: “Non c’è modo di completare questo racconto in tre stagioni”, ha spiegato. “Se tutto va bene, potremo tornare per una quarta, e questa sembra la soluzione più probabile.” Queste parole arrivano da un’intervista approfondita rilasciata a collider, prima del finale della seconda stagione, mentre HBO aveva da poco ufficializzato la produzione della terza.

La complessità della narrazione del secondo gioco impone una dilatazione dei tempi: “Terminare tutti gli eventi in una sola stagione richiederebbe un’eternità,” ha aggiunto Mazin. Ha spiegato che la trama è scandita da momenti ben definiti dove è possibile “spezzare” la storia senza perdere coerenza. Ci si aspetta infatti che la terza stagione, forse più lunga della seconda, possa sfruttare queste pause narrative.

Un nodo cruciale è la morte di Joel, un evento così forte e determinante da rappresentare una vera “bomba” narrativa, difficile da lasciare momentaneamente sullo sfondo. Per questo motivo, lo show non potrà permettersi di spostarsi su storie laterali, come quella di Bill e Frank, senza perdere parte della tensione. Tuttavia, Mazin lascia intendere che la stagione tre potrebbe offrire più spazio per esplorare altre trame.

Anche se il pubblico non ha ancora assistito al finale della seconda, è chiaro che la stagione si dirige verso uno dei momenti chiave del gioco, un punto di svolta importante nella prospettiva narrativa. Pur con un finale ben marcato, la quantità di materiale da raccontare rende improbabile una chiusura dell’intero racconto già nella prossima stagione.

Il team creativo si dimostra attento e strategico nella pianificazione: Mazin conferma che la scrittura non è mai lasciata al caso o all’improvvisazione.“pensiamo sempre con largo anticipo,” afferma, “abbiamo già in mente non solo la stagione tre, ma anche la quattro, per mantenere una visione completa ed evitare incoerenze o scelte affrettate.”

La sfida iniziale era raccontare un racconto così complesso entro i limiti di tempo e budget disponibili, mentre ora l’orizzonte narrativo si allarga e le stagioni diventano il mezzo necessario per esprimere la profondità e le sfumature del materiale originale.

Si profila quindi un arco narrativo che potrebbe estendersi su tre stagioni, o forse più, per dare giustizia alla ricchezza della trama. il finale di stagione due segnerà un punto di svolta cruciale e sarà interessante vedere come la serie evolverà in future puntate.

Giuseppe Rossi è un appassionato storyteller e content curator con una solida esperienza in ambiti diversi, dalla cultura e lifestyle alla tecnologia e viaggi. Laureato in Lettere Moderne, ha collaborato con diversi siti web e community online, creando articoli chiari e coinvolgenti per un pubblico ampio. Curioso di natura, si tiene sempre aggiornato su tendenze e curiosità, trasformando ogni argomento in un piccolo spunto di riflessione. Nel tempo libero ama esplorare nuovi itinerari in bicicletta e sperimentare ricette regionali in cucina.