L’attacco antisionista e l’ipocrisia mascherata della sinistra italiana

L’attacco antisionista e l’ipocrisia mascherata della sinistra italiana

La spirale dell’odio: un’analisi critica sull’antisemitismo e il dibattito pubblico in Italia

Le reazioni che seguono un attentato di matrice antisemita spesso appaiono come semplici dichiarazioni di circostanza, incapaci di affrontare la radice del problema. La sinistra italiana, ad esempio, si trova oggi a chiedere di arrestare quella “spirale d’odio” che però ha contribuito a costruire e alimentare, spesso con toni e messaggi che sfociano in slogan capziosi e pericolosi.

Giuseppe Conte ha coniato un’espressione che suona quasi beffarda: fermare una spirale che lui stesso, insieme a una sinistra estrema, ha finito per sostenere. Nel susseguirsi delle manifestazioni, infatti, emergono parole e accuse gravemente distorte, come “genocidio” e “apartheid”, reiterate ossessivamente contro lo Stato di Israele. Queste affermazioni si diffondono senza filtro,dal Parlamento ai tavolini dei bar,evocando antiche calunnie contro il popolo ebraico,come le infamanti accuse sul sangue innocente,elementi che persistono pericolosamente nel discorso contemporaneo.

Il pericolo delle parole malate

Le parole non sono mai neutre. Passare dal grido “Allahu akbar” a slogan come “Palestina libera” rappresenta non solo un cambio di bandiera ideologica,ma un nuovo alibi per atti di violenza sul territorio europeo. Davide Romano,direttore della Brigata ebraica,sottolinea come l’intolleranza sia ormai così radicata da costringere gli ebrei a partecipare a cortei – come quello milanese – scortati dalla polizia,anche quando si svolgono eventi pubblici tradizionalmente aperti a tutti.

L’uso del termine “sionisti” come un’accusa infamante è una distorsione che calpesta la storia stessa del movimento socialista da cui esso ha avuto origine. Oggi, invece, questa parola viene strumentalizzata da gruppi della sinistra comunista e da alleanze islamiste per alimentare una narrazione che, in modo aberrante, equipara gli ebrei ai nazisti. Una perversa manipolazione della realtà che raggiunge vette di aberrante oltraggio quando viene rivolta a sopravvissuti alla Shoah come Liliana Segre.

Una preoccupazione che non accenna a diminuire

L’antisemitismo prende ormai forme diffuse e aggressive, infiltrandosi nel discorso pubblico e sociale.Non si tratta di un fenomeno episodico. L’Associazione milanese pro Israele evidenzia come l’attentato negli Stati Uniti sia sintomatico di un clima sempre più ostile e minaccioso. Carlo Calenda mette in guardia da un confine sempre più labile tra critica politica e odio razziale, segnalando un rischio concreto anche in Italia. Daniele Nahum ricorda come attacchi “antisionisti” abbiano già segnato il nostro passato recente, evocando l’attentato del 1982 a Roma.

Contraddizioni e ipocrisie nel discorso pubblico

È interessante notare come figure politiche come Giuseppe Conte adottino posizioni apparentemente contraddittorie: da un lato invocano la fine dell’odio, dall’altro accusano la comunità ebraica di dissociarsi dallo Stato che li rappresenta, o tacciono di fronte agli atti di terrorismo compiuti dai nemici di Israele. Questa doppia narrazione confonde il pubblico e alimenta un clima di confusione e dialettica pericolosa.

Nel frattempo, le accuse infondate di “intenti genocidi” allo Stato di Israele perseverano, nonostante evidenze di convivenza e crescita di minoranze arabe e musulmane all’interno di quel contesto. Un’esemplificazione estrema di questa tattica è contenuta nelle parole di alcune figure dell’ONU, come Francesca Albanese, che continuano a spargere veleno retorico senza un reale fondamento.

Chi alimenta veramente la spirale?

Le posizioni di alcuni esponenti politici e sociali, dalla sinistra radicale fino agli alleati occasionali del cosiddetto “mondo della resistenza”, contribuiscono a mantenere viva una narrazione che giustifica e incoraggia la violenza. Le invettive senza contraddittorio di personaggi come Di Battista dipingono Israele come un regime autoritario in stile Putin, ignorando che è uno Stato che resiste da decenni, con una difesa tecnologica come l’Iron Dome a protezione dei suoi cittadini.

Un clima di intolleranza che avvelena la convivenza

  • Insulti volgari a figure religiose dell’ebraismo, come rabbini;
  • Discriminazioni in alberghi, ristoranti e persino nelle botteghe;
  • Manifestazioni e cortei che inneggiano a slogan come “Palestina dal fiume al mare”;
  • Studenti universitari che supportano l’intifada e cacciano coetanei ebrei da campus storici.

Questa escalation segna un punto di non ritorno.Gli ebrei in Italia si trovano a dover nascondere la propria identità per poter vivere senza minacce: indossare la kippah, frequentare liberamente i luoghi della cultura e del piacere comunitario, tutto diventa campo minato, salvo rinnegare il riconoscimento legittimo del loro legame con Israele, considerato tradimento.

Questa non è semplicemente un residuo di antisemitismo storico: è un veleno che si rinnova e assume forme nuove, altrettanto insidiose e devastanti per la convivenza civile.