la diffusione della Takahashia Japonica in Lombardia: una minaccia silenziosa per gli alberi
La Takahashia Japonica, una cocciniglia originaria del Giappone, sta prendendo piede con crescente intensità in numerose province della Lombardia.Conosciuta comunemente come cocciniglia dai filamenti cotonosi, questa specie è stata avvistata per la prima volta in Europa nel 2017 a Cerro Maggiore, vicino a Milano, da cui si è poi espansa rapidamente in altre zone come Varese, Como, Monza e Brianza.
un fenomeno in accelerazione nelle province lombarde
Le recenti segnalazioni documentano un aumento drastico dell’infestazione: nuovi focolai sono stati individuati a Monza, soprattutto nel quartiere Triante e lungo viale Elvezia. Qui, gli ovisacchi dalla tipica forma ad anello, contenenti migliaia di uova, ricoprono diverse specie di alberi, tra cui aceri, carpini, gelsi e liquidambar.
non si tratta di un problema limitato a poche aree: i cittadini di Vimercate osservano un peggioramento evidente rispetto ai cicli precedenti. Anche a Saronno e uboldo l’associazione Eco ’90 risponde a numerose richieste sulle macchie bianche che danneggiano la vegetazione urbana, confermando senza dubbi la presenza della Takahashia Japonica.
Come riconoscere la Takahashia Japonica e i suoi effetti sugli alberi
Questo parassita si nutre della linfa,compromettendo la salute delle piante. I primi segnali sono l’ingiallimento delle foglie e la loro caduta prematura, fino al disseccamento dei rami più giovani. Nel tempo, le piante più colpite rischiano di morire.
La cocciniglia è individuabile grazie agli ovisacchi bianchi e soffici, lunghi fino a 7 centimetri, che sembrano anelli di cotone che stringono i tronchi e i rami. All’interno si trovano migliaia di uova arancioni, protette da una copertura cerosa che resiste a pioggia e trattamenti chimici, complicando la lotta al parassita.
I passaggi essenziali per contenerne la diffusione
La strategia più efficace per arginare l’invasione rimane la rimozione manuale dei rami contaminati, un’operazione delicata da compiere prima della schiusa delle uova, che avviene generalmente tra fine maggio e inizio giugno. Smaltire correttamente il materiale infetto e disinfettare gli strumenti da potatura è essenziale per evitare di diffondere ulteriormente la cocciniglia.
Interventi chimici e naturali: cosa funziona?
Secondo il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia, gli insetticidi classici si rivelano inefficaci contro gli ovisacchi a causa del loro scudo ceroso. Alcune alternative consigliate includono:
- Applicazione di oli minerali in fase di risveglio vegetativo per colpire stadi giovanili (neanidi e ninfe svernanti)
- Insetticidi sistemici contenenti sulfoxaflor o pyriproxyfen, da usare con il supporto di esperti certificati
- Prodotti naturali quali olio di neem o oli essenziali d’arancia, da impiegare durante l’estate
- Sali di potassio di acidi grassi, efficaci sulle membrane cellulari degli insetti
- Preparati microbiologici basati su microrganismi come Lecanicillium lecanii
La sperimentazione di soluzioni biologiche e i timori ambientali
A vimercate si procede con approcci innovativi per ridurre la popolazione della cocciniglia introducendo insetticidi antagonisti, come la coccinella Adalia bipunctata. Sebbene promettente, questo metodo viene trattato con cautela per evitare impatti indesiderati sulla biodiversità locale.
Interventi e precauzioni all’interno delle comunità locali
Nel comune di Bovisio Masciago, si è già avviata una campagna di trattamenti fitosanitari su alcune piante colpite. Nonostante l’impiego di prodotti naturali, i residenti sono invitati a prendere precauzioni, come chiudere finestre e proteggere le coltivazioni durante le applicazioni, per evitare disagi.
Il ruolo del monitoraggio e della partecipazione civica
La Regione ha messo in moto un sistema di monitoraggio attivo, raccogliendo segnalazioni tramite appositi canali come l’app FitoDetective e il contatto diretto con il Servizio fitosanitario. Una mappatura dettagliata aiuta a pianificare interventi più mirati e tempestivi.
Sebbene la Takahashia Japonica non rappresenti un pericolo per persone o animali,la sua azione aggressiva nei confronti del patrimonio arboreo urbano impone un’attenzione collettiva. Agire in anticipo e combinare strumenti diversi può evitare che la lotta si riduca a un drastico abbattimento delle piante ormai compromesse.
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