Perché nascono nuovi browser mentre l’IA segna il declino dell’editoria online?

Perché nascono nuovi browser mentre l’IA segna il declino dell’editoria online?

Il futuro del web: dai browser tradizionali agli agenti autonomi controllati dall’IA

Il web che conosciamo sembra attraversare una fase di declino, ma ciò che sta emergendo è una nuova era digitale: quella di un internet autonomo, governato da algoritmi e agenti intelligenti. I browser di ultima generazione non sono semplici strumenti che navigano un web “in agonia”, ma diventano piattaforme in grado di agire in autonomia e trasformare radicalmente il modo in cui interagiamo con le informazioni online.

Un mercato in crisi e la nascita di nuovi protagonisti

Il panorama dell’editoria digitale appare sempre più complicato. Dotdash Meredith,publisher statunitense,segnala che il traffico proveniente da Google si è praticamente dimezzato rispetto a qualche anno fa. Nel frattempo, Business Insider ha ridotto la propria forza lavoro del 21%, scontrandosi con cali di visite difficili da gestire.Parallelamente, Google fornisce riassunti generati dall’intelligenza artificiale a oltre 1,5 miliardi di utenti, che magari non cliccano nemmeno più sui link originali.

È paradossale: nonostante la crescente «sepoltura» di un web tradizionale, vediamo un’ondata di investimenti in nuovi browser. Opera ha lanciato Neon, un browser completamente basato su agenti autonomi; la Browser Company ha spostato il proprio focus su Dia, un progetto innovativo; Perplexity e OpenAI sviluppano rispettivamente Comet e Operator, browser progettati per l’interazione intelligente. Forse la domanda più intrigante resta: perché puntare su browser per un web destinato a scomparire?

Il web cambia forma tra AI e nuovi modelli di fruizione

La trasformazione è già in atto. Timothy Shoup, esperto del Copenhagen Institute for Futures Studies, aveva previsto che entro pochi anni il 99% dei contenuti web potrebbe essere generato da intelligenze artificiali. Matthew Prince, CEO di Cloudflare, sostiene che l’AI stia ridefinendo completamente il modello economico di internet, con la tradizionale ricerca online che perde progressivamente il suo ruolo centrale.

In sei mesi, l’uso di sintesi automatiche nei risultati di ricerca è quasi raddoppiato, mentre il traffico verso i siti web rischia di crollare fino al 25%. The Sun, per esempio, ha registrato un calo degli utenti mensili da 134 a 80 milioni, un segnale inequivocabile di questo cambiamento.

Il fenomeno dei bot e l'”internet morto”

Alcuni esperti parlano ormai di una «teoria del web morto». Phil Menczer, ricercatore dell’Università dell’Indiana noto per lo studio dei bot, sottolinea come i robot digitali stiano influenzando pesantemente la vita online, sovrastando spesso gli utenti reali. Anche Google ammette che i suoi risultati sono invasi da pagine progettate più per ingannare i motori di ricerca che per offrire valore agli utenti.

Browser agenti: il nuovo modo di navigare

Ma allora, qual è il senso di sviluppare nuovi browser? La risposta risiede nel cambiamento di paradigma: i nuovi browser non sono pensati semplicemente per mostrare contenuti, ma diventano agenti attivi che interagiscono con il web per conto degli utenti. Opera descrive Neon come un browser che “può navigare con te o al posto tuo”, capace di compiere azioni e aiutarti a completare compiti complessi.

Un esempio significativo arriva da Browser Use, startup finanziata con 17 milioni di dollari, che supera i limiti degli attuali agenti AI capaci solo di “leggere” pagine tramite screenshot spesso imprecisi. La loro soluzione trasforma siti complessi in formati testuali semplici, più accessibili all’analisi automatica. Nel frattempo, un recente studio Capgemini rivela che il 10% delle grandi aziende ha già implementato agenti IA, con metà che pianifica di adottarli molto presto.

La ricerca diventa interattiva

Josh Miller, a capo della Browser Company, spiega che i browser di oggi aprono semplicemente pagine web, mentre il futuro prevede che queste diventino strumenti operativi controllati da intelligenze artificiali attraverso interfacce conversazionali. OpenAI con Operator ha ormai raggiunto la capacità di comprendere lo schermo, cliccare, digitare e muoversi sul web in completa autonomia, come farebbe un utente umano.

Documenti interni di Google evidenziano come la rete stia serrando una sfida inedita.Tra diverse opzioni, l’azienda teme di perdere quote di traffico sia a vantaggio di Gemini, il suo AI, sia di ChatGPT. La prima ipotesi sembra la più auspicabile, ma anche tra le meno probabili.

Agent browsing: protagonisti digitali al posto degli utenti

Il futuro non riguarda più browser destinati agli utenti, ma strumenti pensati per gli agenti intelligenti. Il progetto Browser Use su GitHub, ad esempio, ha raccolto oltre 21.000 stelle e consente agli agenti AI di navigare, interagire e raccogliere dati in autonomia.

parallelamente, deeplearning.AI offre corsi specifici per “costruire agenti web”,formando sviluppatori a creare strumenti capaci di muoversi online in modo indipendente. È una rivoluzione silenziosa ma profonda, destinata a ridefinire la relazione tra uomo e rete.

Un cambiamento di paradigma spiegato dal paradosso di Jevons

Parlare di trasformazione radicale nel modo di usare il web significa guardare anche alle leggi economiche che regolano l’efficienza e il consumo.Il paradosso di Jevons mostra infatti come migliorare l’efficienza nell’uso di una risorsa spesso porti a un aumento del suo utilizzo anziché a una riduzione. Rivisitando questo concetto applicato all’intelligenza artificiale, Satya Nadella, CEO di Microsoft, ha recentemente sottolineato: “Man mano che l’AI diventa più efficiente e accessibile, ne assisteremo a un’esplosione nell’uso”.