Una casa da sogno tra spiaggia e baia: vivere il paesaggio aperto

Una casa da sogno tra spiaggia e baia: vivere il paesaggio aperto

Il fascino discreto di una casa tra le dune: il racconto di Julie Frist a Long Island

Quando Julie Frist aveva poco più di dieci anni, suo padre la portava a fare lezione di guida lungo una sottile striscia di terra, lunga e stretta quanto un campo da calcio, che separava la calma piatta della baia di Shinnecock da Long Island dalle acque impetuose dell’atlantico. La strada, a tratti solo parzialmente asfaltata, era fiancheggiata da pini sferzati dal vento e segnava il confine tra dune e paludi. Seduta in grembo al padre, Julie manovrava il volante mentre piccoli sassi solcavano il fondo scoperchiato della loro vecchia station wagon. “Papà,sembra un pilota segreto da corsa,” racconta ancora con un sorriso.

Oggi nessun genitore lascerebbe una bambina così giovane guidare da sola lungo quel percorso; negli anni le case hanno sorpreso la distesa una volta deserta affacciata sull’oceano, e il traffico scorre regolare, secondo il ritmo signorile di Southampton. Julie, accogliendomi nella sua casa avvolta in un lungo caftano blu, mostra una vivacità nel passo che tradisce anni di sport e abitudini sane. Athene, il suo pastore tedesco gentile, le gira intorno ai piedi mentre passeggiamo nella luce accecante del sole estivo, con un cappello di paglia floscio che lei mi passa con naturalezza.

Radici estive negli Hamptons: tra ricordi e amicizie

Nonostante la sua infanzia abbia preso forma tra Washington DC, New York e Connecticut, Julie e suo fratello maggiore trascorrevano gran parte dell’estate a southampton, dove la famiglia possedeva o affittava proprietà fin dalla fine degli anni ’60. “Niente cellulari, niente distrazioni,” ricorda Julie.”si usciva la mattina presto, si pedalava verso il tennis club per la lezione di nuoto e poi i genitori si ritrovavano per un barbecue nel cortile di casa.Chiunque passava si univa, e tutto ricominciava il giorno dopo.” Per lei, i legami estivi sono stati tra i più profondi, soprattutto considerando le numerose scuole frequentate altrove durante l’anno.

Un amore nato a Harvard e un legame sfidante con l’architettura

Julie ha lavorato in finanza, conoscendo il marito Tommy Frist III durante gli studi post-laurea ad Harvard. Alla fine sono arrivati a stabilirsi a Nashville, la città natale di Tommy, dove hanno cresciuto tre figli ormai ventenni. Eppure il legame con long Island non si è spezzato, tanto che da tempo trascorrevano qui i fine settimana e avevano acquistato una vecchia rimessa per carrozze. L’occasione per uno spostamento definitivo arrivò con una scoperta inaspettata: una casa bianca dallo stile Le Corbusier, ormai degradata dal tempo e dalla salsedine, posizionata su un terreno di quattro acri solcato solo dalle dune che dominano l’oceano.

“Entrando, l’aria densa di umidità ti assaliva” ricorda Julie.”Topi, puzza… sembrava tutto intrappolato in quel ‘scatolone’ bollente.” Nonostante ciò, il luogo aveva un potenziale straordinario, una doppia anima tra due paesaggi d’acqua che, soprattutto di notte, regalavano atmosfere uniche. “Dalla baia ammiri tramonti e luci tremolanti oltre l’orizzonte, mentre l’oceano, senza luna, è un buio infinito,” spiega.

Tra memoria e innovazione: la costruzione di una dimora che parla di passato e presente

Il progetto era ambizioso: realizzare una casa che sembrasse da sempre parte del paesaggio.Per raggiungere questo equilibrio Julie ha scelto di collaborare con l’architetto Gil Schafer, l’interior designer David Netto e la paesaggista Miranda Brooks, professionisti già noti alla famiglia. Schafer e Netto erano vecchi amici sia tra loro che con Julie e Tommy: Netto ricorda bene il loro primo incontro, in un ascensore negli anni ’80, un curioso scambio in cui lui, con l’eyeliner e in cerca di una serata in città, ha conosciuto una giovane proveniente da Greenwich.

La volontà non era però riprendere in modo nostalgico lo stile antico, bensì fondere il fluido Shingle style tipico degli Hamptons degli anni ’20 e ’30 con l’eleganza precisa del Colonial Revival. Il risultato? “Vita da spiaggia, ma con un tocco formale,” sintetizza Schafer.

Il processo non è stato privo di discussioni: una sorta di dibattito accademico su dettagli architettonici ha animato la fase progettuale. Schafer, per esempio, ha perso il confronto sulle proporzioni delle finestre anteriori, mentre Netto ha dovuto rinunciare a una curva della casa che avrebbe spezzato la vista in modo tradizionale.

Vincoli naturali e regolamentazioni: quando il progetto deve cedere al paesaggio

L’apparente libertà del lotto vuoto si scontrava con limiti ben precisi: buona parte del terreno era zona umida protetta, lasciando meno di un acro edificabile. norme antiallagamento imponevano di sollevare la costruzione,mentre il regolamento cittadino delimitava l’altezza massima. Per evitare una lunga scalinata all’ingresso,si è deciso di modellare dolcemente il terreno circostante.

Il compito di gestire questo equilibrio è spettato a Miranda Brooks. La paesaggista ha progettato numerosi spazi esterni di dimensioni contenute per contrastare vento e fauna locale, scegliendo piante resistenti come viburno, privet, pino e ciliegio selvatico. Tra il salone e il padiglione vicino alla piscina si trova una sorta di cortile “a frutteto”, ancora giovane e in evoluzione. Non mancano scorci originali: le ortensie, qui in vasi di terracotta patinati e di un bianco candido, si distaccano dalla consueta presenza blu dei tipici cespugli di Long island. Inoltre,un angolo particolarmente amato dalla famiglia è “il giardino di Julie”,ricco di perenni come achillea,coneflower,liatris e altre specie attrattive per api e farfalle.

Dettagli poetici dentro casa: narrazioni materiche e suggestioni marine

Il cuore della casa riflette la stessa attenzione narrativa. Nel soggiorno, ad esempio, il caminetto Louis XV in travertino, scelto per la sua texture ruvidezza, sembra raccontare storie di secoli trascorsi sott’acqua. Il bagno di Tommy, con pareti rivestite da assi che sembrano portate a riva dalle tempeste, è un omaggio agli antichi modi di costruire in queste zone, quando i detriti delle navi arenate venivano riutilizzati per le abitazioni. L’interior designer David Netto ammette di aver monitorato da vicino il montaggio delle tavole, intervenendo per evitare una posa troppo ordinata, che avrebbe smorzato l’effetto.

Portare in vita una visione tanto immaginifica richiede reciproca fiducia, spiega Netto.A volte basta ampliare una finestra o verniciare una stanza con un colore scuro e lucido per trasformare completamente lo spazio. Ogni dettaglio si trasforma in un piccolo racconto, un invito a guardare oltre, a percepire quel che l’occhio potrebbe non cogliere al primo sguardo.