Wise e la fuga delle tech europee verso Wall Street: un segnale che non si può ignorare
La fintech britannica Wise ha annunciato il trasferimento della sua quotazione principale da Londra a New York, unendosi così a una lista crescente di aziende che scelgono di abbandonare la Borsa di Londra.
Non è un caso isolato: Architettura inglese dei chip Arm ha optato per un’IPO newyorkese, mentre il colosso del food delivery Just Eat Takeaway ha spostato la sua sede finanziaria ad amsterdam. Nel frattempo, la svedese Klarna ha confermato le sue intenzioni di quotarsi oltreoceano, seguendo le orme di Spotify, altro gioiello tecnologico di Stoccolma, presente al NYSE dal 2018.
La molla dietro la migrazione: capitali più grandi e più coraggiosi
Che cosa spinge queste realtà a scegliere New York? Semplice: valutazioni più elevate, mercati di capitale molto più profondi e una maggiore propensione al rischio. Victor Basta, managing partner di artis Partners, evidenzia come l’economia statunitense sopravanza ampiamente quella europea e, di conseguenza, le valutazioni per chi si quota lì sono decisamente più alte.
Le cifre parlano chiaro: il mercato del NYSE raggiunge una capitalizzazione di circa 27 trilioni di dollari, a fronte dei 3,5 trilioni della Borsa di Londra. Questa differenza enorme attira investitori disposti a puntare forte, motivazione che ha convinto Arm e ora Wise a guardare a wall street per le proprie ambizioni finanziarie.
Accesso ai capitali e apertura al rischio: cosa cambia realmente
Kristo Käärmann, CEO di Wise, ha sottolineato come questa mossa rappresenti l’accesso “al più grande mercato mondiale per i nostri prodotti” e consenta di attingere a “un mercato di capitali tra i più ampi e liquidi al mondo”.
Qui non si tratta solo di volumi: gli investitori USA sono più inclini a sostenere aziende tecnologiche in fase di crescita,anche quando i profitti restano in secondo piano rispetto al fatturato.
Andrey Korchak, imprenditore britannico seriale, spiega che negli Stati Uniti la strategia “ricavi prima dei profitti” è ben compresa, mentre in Europa si tende a richiedere risultati economici immediati, un atteggiamento che limita fortemente la crescita delle startup innovative.
L’europa e il paradosso dei “unicorni” mancanti
Questa cautela si traduce in una scarsità di aziende tecnologiche che superano la soglia del miliardo di dollari di valutazione, i cosiddetti “unicorni”. Inoltre, quando qualche startup europea raggiunge questa tappa cruciale, la maggior parte preferisce comunque quotarsi negli Stati Uniti.
Sean Reddington, co-fondatore di Thrive, avverte che la decisione di Wise potrebbe aggravare questa tendenza, alimentando un “brain drain” dove capitali e talenti si dirigono inevitabilmente oltreoceano. Questo fenomeno rende più arduo per i venture capitalist locali supportare scaleup britanniche senza un piano di uscita certo negli USA.
Il ruolo delle istituzioni e le prospettive per il mercato tech europeo
Reddington suggerisce che servano interventi urgenti da parte del governo,come incentivi concreti per portare le aziende a quotarsi in patria. Altrimenti il rischio è che la perdita di appeal del mercato domestico spinga un numero sempre maggiore di firme a cercare mercati alternativi.
Il dibattito sulle difficoltà delle startup europee sarà uno dei temi centrali del TNW Conference, evento che riunisce esperti e protagonisti della scena tecnologica in uno scenario di confronto e strategie per il futuro.
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