Da Coca Cola a Moretti: i 10 rifiuti più abbandonati in Italia

Da Coca Cola a Moretti: i 10 rifiuti più abbandonati in Italia
Da Coca Cola a Moretti: i 10 rifiuti più abbandonati in Italia

Littering in Italia: quale responsabilità per i grandi marchi di bevande?

Un’indagine durata otto mesi nel territorio milanese porta alla luce un quadro inquietante del littering: oltre 11mila contenitori per bevande, abbandonati tra periferie e aree urbane, testimoniano l’incuria e la dispersione nell’ambiente. Bottiglie di vetro, lattine d’alluminio e plastica compongono un mosaico di rifiuti dove spiccano in particolare i marchi di birre, bibite e acqua minerale.

Birra, acqua e bibite: i brand più presenti tra i rifiuti

Di questi contenitori, circa 5.830 sono stati identificati per marca: il 67% appartiene a soli dieci nomi noti. Al vertice si posiziona Moretti, seguita da Coca-Cola e Red bull. Se si osservano i gruppi industriali,heineken guida la classifica,affiancata da Coca-Cola e dal gigante birrario Ab Inbev.

Un dato che colpisce è la presenza significativa della birra nel littering italiano. Contrariamente ai trend internazionali, in Italia le birre abbandonate rappresentano una percentuale pari all’acqua in bottiglia (circa il 33%), seguite a ruota dalle bevande analcoliche (27%). Questo dettaglio mostra come il consumo e conseguente abbandono di contenitori di vetro e metallo nel comparto birrario influenzi particolarmente il problema ambientale.

I 10 marchi più frequenti tra i rifiuti da imballaggio

  • Moretti
  • Red Bull
  • Coca-Cola
  • Estathé
  • Heineken
  • San Benedetto
  • Tennents
  • Sant’Anna
  • Beck’s
  • Monster

Lattine e vetro: un impatto più evidente di quanto si ammetta

Lo studio sfata affermazioni finora diffuse da alcuni rappresentanti del settore birrario e dal consorzio cial, che minimizzano il ruolo delle lattine nel littering. In realtà, l’alluminio compone il 29% dei contenitori abbandonati, seguito dalla plastica (47%), dal vetro (20%) e dal cartone per liquidi (4%).

Enzo Favoino, esperto e coordinatore scientifico della campagna A Buon Rendere, sottolinea come le lattine, nonostante siano meno consumate in Italia rispetto alle bottiglie di plastica e vetro, provochino un danno ambientale ben più visibile, rivelando una sostanziale discrepanza tra consumo e reale impatto in termini di rifiuti dispersi.

Il ritardo italiano nel sistema di deposito cauzionale

Se è vero che 17 Paesi europei hanno adottato il sistema del deposito cauzionale (Deposit Return System – DRS) puntando a ridurre il littering e a incrementare la raccolta differenziata, tra questi mancano l’Italia e pochi altri. Da Spagna a grecia, l’introduzione di simili sistemi è ormai programmata, ma il nostro Paese fatica ad avanzare su questo fronte.

Silvia Ricci, coordinatrice della campagna A Buon rendere, evidenzia come, nonostante il problema sia noto e discusso anche a livello parlamentare, la presa di coscienza dei produttori di bevande resti parziale. Ancora troppo spesso la responsabilità viene scaricata sui consumatori, come mostrato dalla campagna Se deve finire così con beveteci nemmeno promossa da Ichnusa/Heineken.

Un’opportunità concreta per l’economia circolare

A Bologna, in occasione del Festival per lo sviluppo sostenibile, A Buon Rendere insieme ad ASviS ha presentato un documento chiave: “Il deposito cauzionale, questo sconosciuto”. Il testo illustra come il DRS possa rappresentare una strategia semplice e incredibilmente efficace, capace di elevare i tassi di raccolta oltre il 90%, come già accade in Germania con il 98%.

pur vantando buone performance in economia circolare, l’Italia è protagonista di una paradossale fuga di plastica verso il mediterraneo, con circa 90mila tonnellate di rifiuti plastici dispersi ogni anno. Il problema riguarda più di otto miliardi di contenitori di bevande in plastica, vetro e metallo che sfuggono al riciclo, finendo in discariche o inceneritori.

Nonostante campagne e sistemi di raccolta tradizionali, una buona parte delle bottiglie in plastica ancora si perde: un gap che un sistema di deposito potrebbe colmare, incrementando la qualità della raccolta, riducendo l’uso di materie prime vergini e le conseguenti emissioni di gas serra.

Il deposito cauzionale: una scelta urgente e conveniente

“È assurdo procrastinare una decisione su quella che è l’unica soluzione realmente testata per limitare la dispersione di imballaggi nei Paesi che lo hanno adottato,riducendo anche l’impatto economico della Plastic Tax europea”

Silvia Ricci

Il confronto con l’Europa suggerisce che superare l’immobilismo non è solo un’urgenza ecologica,ma un’opportunità per l’Italia di migliorare l’efficienza del proprio sistema di gestione dei rifiuti,risparmiando risorse e tutelando mari e territori da una contaminazione sempre più invasiva.