Quale combinazione terapeutica funziona meglio per il tumore HER2+?

Quale combinazione terapeutica funziona meglio per il tumore HER2+?

Nuove prospettive nel trattamento del carcinoma mammario metastatico HER2-positivo

La combinazione tra trastuzumab deruxtecan (conosciuto commercialmente come Enhertu) e pertuzumab (perjeta) si sta rivelando un passo avanti significativo nel trattamento di prima linea per il carcinoma mammario metastatico positivo per HER2.

Studi clinici recenti hanno evidenziato come questa terapia associata riesca a ridurre il rischio di progressione della malattia o di morte in misura superiore rispetto agli attuali standard terapeutici impiegati per questa tipologia di tumore.

Un cambiamento rilevante nella gestione del tumore HER2-positivo

Il carcinoma mammario HER2-positivo rappresenta una sfida complessa, data la sua aggressività e tendenza a metastatizzare. L’introduzione di nuovi anticorpi monoclonali, come pertuzumab, ha in passato già modificato il panorama terapeutico, con miglioramenti importanti della sopravvivenza.

La vera novità oggi è l’impiego di trastuzumab deruxtecan, un farmaco che combina un anticorpo monoclonale con un potente chemioterapico, agendo con precisione sul recettore HER2 presente sulle cellule tumorali. La sinergia tra questi due agenti sembra amplificare l’efficacia, limitando al contempo gli effetti collaterali severi tipici delle terapie più aggressive.

il valore clinico secondo gli esperti

Sara Tolaney, medico e ricercatrice di rilievo nel settore oncologico, sottolinea come questa strategia possa rivoluzionare l’approccio iniziale verso i pazienti con malattia avanzata, offrendo una speranza concreta di controllo più duraturo e qualità di vita migliorata.

La capacità di ritardare l’aggravamento della malattia apporta un vantaggio che si riflette non solo sul piano della sopravvivenza, ma anche nell’attenuazione di sintomi debilitanti, con profonde ripercussioni sul benessere globale della persona trattata.

cosa significa questa svolta per i pazienti?

  • Maggiore efficacia nella gestione della malattia metastatica, con un significativo calo delle recidive immediate.
  • Possibilità di personalizzare la terapia bilanciando performance terapeutica e tollerabilità.
  • Un passo avanti nelle strategie integrate di cura, in cui la combinazione di molecole diverse gioca un ruolo chiave.

Accogliere questi progressi richiede però un’attenta valutazione multidisciplinare, poiché l’innovazione deve essere sempre accompagnata da un monitoraggio specifico per ogni paziente, per cogliere tempestivamente ogni segnale clinico.