“Can’t Look Away”: il Documentario che Scuote le Fondamenta dei Social Media e delle Big Tech
Con uno sguardo crudo e senza filtri, il documentario “Can’t Look Away”, diretto da Matthew O’Neill e Perri Peltz, mette a nudo le insidie nascoste dietro gli algoritmi delle grandi aziende tecnologiche, evidenziando come questi possano influenzare, spesso tragicamente, bambini e adolescenti.
Una battaglia legale in difesa delle vittime dei social network
frutto di un’inchiesta approfondita condotta dalla giornalista Olivia Carville di Bloomberg News, il film segue le fasi di un difficile contenzioso legale che vede protagonisti gli avvocati del Social Media Victims Law Center di Seattle. Questi professionisti supportano famiglie devastate dalla perdita di giovani a causa di suicidio, overdose o sfruttamento, tutti casi in qualche modo collegati all’uso dei social media.
al centro della controversia c’è la Sezione 230 del Communications Decency Act,una legge del 1996 che esonera i fornitori di servizi online dalla responsabilità su contenuti pubblicati da terzi,concepita quando i social media ancora non esistevano. O’Neill e peltz raccontano con vigore la strategia degli avvocati volta ad aggirare questa norma attraverso l’ipotesi di responsabilità sui prodotti, un approccio che Peltz definisce “davvero affascinante” per la sua originalità e determinazione.
una piattaforma innovativa per film indipendenti
“Can’t Look Away” è attualmente disponibile su Jolt, una piattaforma di streaming che sfrutta l’intelligenza artificiale per mettere in relazione pellicole indipendenti con spettatori interessati, ampliando così il tradizionale pubblico dei documentari.Recenti successi di jolt comprendono “Hollywoodgate” e “The Bibi Files”, quest’ultimo vincitore di Oscar e dedicato alla corruzione in Israele.
O’Neill spiega come la scelta di distribuire il documentario su Jolt sia stata dettata dalla capacità della piattaforma di “raggiungere rapidamente un pubblico desideroso di messaggi forti”. la peculiarità di Jolt risiede nell’uso avanzato della tecnologia per intercettare interessi specifici, coinvolgendo anche chi di solito non frequenta i documentari, aprendo così un dialogo più ampio e inclusivo.
L’intelligenza artificiale al servizio della cultura
La piattaforma utilizza strutture di intelligenza artificiale per alimentare le cosiddette interest Delivery Networks,in grado di mettere in contatto diretto film e target di spettatori precisi. Tara Hein-Phillip, CEO di Jolt, non ha rivelato i numeri di “Can’t Look Away”, ma ha condiviso che il documentario più visto sulla piattaforma è “Your Fat Friend”, che segue la storia della scrittrice e influencer Aubrey Gordon, grazie anche al suo seguito online molto coinvolto.
Secondo Hein-Phillip, la costruzione di un pubblico non è un processo omogeneo e standardizzabile, ma richiede strategie su misura che si adattino a ogni singolo progetto. L’analisi dei dati e l’uso del machine learning costituiscono così un supporto cruciale per sviluppare campagne di marketing mirate, aumentandone la visibilità senza perdere l’identità artistica.
Dalla distribuzione alla costruzione del pubblico
Jolt si impegna attivamente, assieme ai registi, nel processo di costruzione dell’audience, che può passare anche attraverso uscite cinematografiche, campagne d’impatto sociale o partecipazione a festival. Questo lavoro è diventato essenziale per far emergere film che hanno potenziale ma che potrebbero rischiare di restare invisibili.
Hein-Phillip sottolinea come “Can’t Look Away” sia stato scelto non solo per la qualità e il valore del suo contenuto, ma anche per il suo ampio spettro di spettatori potenziali: genitori, adolescenti, professionisti del diritto, educatori, e non solo.
Ironia e responsabilità: usare i social per parlarne
Paradossalmente, per farsi conoscere, “Can’t Look Away” e la piattaforma Jolt hanno sfruttato proprio quel mezzo di comunicazione che il documentario critica. “Non siamo contro i social media,” precisa Peltz, “ma chiediamo che la responsabilità ricada dove davvero spetta.”
Il film arriverà poi sulle piattaforme di Bloomberg Media, mettendo così al centro della discussione pubblica una questione tanto complessa quanto urgente, capace di scuotere consapevolezze e abitudini consolidate.
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