La tragica storia di Viktoriia Roshchyna
La vicenda di viktoriia Roshchyna, una giornalista ucraina, è emblematica delle atrocità che spesso caratterizzano i conflitti armati. Dopo mesi di torture nei luoghi di detenzione russi, il suo corpo è stato restituito alla famiglia, un triste epilogo che porta con sé segni di indicibili sofferenze.
Il suo ritorno in patria non ha solo evidenziato la brutalità della guerra, ma anche il mistero attorno alla sua morte. Roshchyna è stata restituita priva di organi, un tentativo di nascondere le evidenze di ciò che era realmente accaduto durante la sua prigionia. Ma quali eventi hanno preceduto questa tragica fine? La giornalista, una vera professionista, era stata già catturata nel 2022, poco prima dell’esplosione del conflitto, mentre tentava di lasciare Berdiansk per raggiungere Mariupol. In quell’occasione, la sua prigionia durò dieci giorni, terminati con un video in cui dichiarava di aver ricevuto aiuto dai russi.
Nonostante quell’esperienza traumatica, Roshchyna non si è lasciata intimidire. Nell’estate del 2023, ha deciso di tornare in campo per raccontare il dramma della guerra. Si è infiltrata dietro le linee nemiche, ignorando il consiglio del suo editore, che le aveva raccomandato di non rischiare ulteriormente. Il 25 luglio 2023, ha intrapreso un viaggio audace: ha attraversato il confine ucraino, muovendosi attraverso Polonia, Lituania e Lettonia, fino a entrare in Russia via Ludonka. La sua meta era Melitopol, e poi Enerhodar, nei pressi di Zaporizhia. ha percorso oltre 1600 km, prenotando in anticipo tre notti in un appartamento e attuando misure di sicurezza per proteggere il suo materiale, evitando che cadesse nelle mani russe.
dopo otto giorni di silenzio, il padre di Viktoriia ha notato la sua assenza online e ha immediatamente lanciato l’allerta. Le indagini svolte da Forbidden Stories hanno rivelato che la giovane giornalista era stata trasferita a Melitopol, dove ha subito torture disumane in un centro di detenzione. Le pratiche brutali a cui è stata sottoposta includevano scosse elettriche, percosse e altre forme di violenza. Successivamente, è stata trasferita a Taganrog, dove, secondo un testimone, era arrivata in uno stato così deteriorato da apparire sotto l’effetto di droghe e in evidente degrado mentale. Il suo peso era sceso drasticamente a soli 30 kg.
Nel mese di aprile del 2024, suo padre è riuscito a comunicare con lei; si sapeva che le avrebbero dato la libertà a settembre. Tuttavia, nel mese di ottobre, un messaggio dei russi ha comunicato la sua morte.
La causa del decesso rimane un mistero. Quando la salma di Viktoriia è stata restituita, presentava ferite evidenti: era priva di cervello, occhi e laringe. Inoltre, l’osso ioide era spezzato, suggerendo un possibile strangolamento.
È inaccettabile e spaventoso che tali atrocità possano ancora accadere nel mondo moderno.La storia di Viktoriia Roshchyna solleva interrogativi profondi sulla sicurezza dei giornalisti in zone di conflitto e sulla necessità di proteggere la libertà di stampa. come possiamo garantire che eventi simili non si ripetano in futuro?
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