La condanna a dieci anni per il medico accusato di abusi su nove pazienti
Un uomo di 42 anni originario del Camerun,medico di guardia,è stato condannato a dieci anni di reclusione per abusi sessuali su nove donne. La sentenza, emessa senza riconoscere alcuna attenuante, conferma la gravità delle azioni perpetrate tanto a san Giuliano Milanese quanto a San Donato e Milano.
La pena inflitta è stata ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato scelto dall’imputato, ma resta comunque severa. Il giudice per le indagini preliminari, luigi Iannelli, ha altresì stabilito risarcimenti tra i 20 e i 30 mila euro per ogni vittima, che si sono costituite parte civile, così come per l’Agenzia per la tutela della salute.Questi risarcimenti vogliono rappresentare un riconoscimento del danno subito, anche se nulla potrà cancellare il dolore vissuto.
Un racconto drammatico mascherato da visite mediche
Le pazienti si erano rivolte al medico per motivi di routine: sintomi comuni come influenza, pressione alta o dolori addominali. Tuttavia, ciò che doveva essere un controllo sanitario, si è trasformato in un incubo. Molte vittime hanno descritto un momento di totale immobilità,quasi pietrificate di fronte all’abuso,mentre altre hanno dovuto affrontare gli strascichi psicologici con depressione,insonnia e terapie lunghe.
Come si può anche solo immaginare la fiducia tradita in un contesto di cura? È proprio questo il nodo più inquietante di tutta la vicenda.
Metodi predatori e reiterati: un pattern di violenza
Nelle carte giudiziarie, il medico viene definito “violentatore seriale senza freni inibitori”. I suoi abusi si sono consumati in ambulatori che avrebbero dovuto assicurare salute e sicurezza. Con azioni rapide e ingannevoli, usava sotterfugi per oltrepassare la volontà delle pazienti, che inizialmente si parla di quattro, ma che poi sono diventate nove nel corso di un anno, tra ottobre 2022 e l’autunno successivo.
Vale la pena sottolineare come quest’uomo era già stato coinvolto in un passato processo per abusi simili, da cui era stato assolto. Ma le testimonianze raccolte in questa fase descrivono uno schema fisso: lo stesso modus operandi replicato nel tempo, quasi fosse meccanico.
Un’esperienza dolorosa che lascia il segno
Le conseguenze psicologiche di queste violenze si riverberano oltre l’atto in sé. Non sono solo i corpi ad aver subito traumi, ma anche le menti. Per molte, il senso di sicurezza e di fiducia negli ambienti sanitari è stato irrimediabilmente compromesso.
In un contesto pubblico in cui la tutela del paziente dovrebbe essere una priorità imprescindibile, questa vicenda rappresenta un campanello d’allarme. Come può la società garantire che chi si prende cura degli altri non ne abusi, tradendo un ruolo tanto delicato?
Siamo social! Clicca e seguici per essere sempre connesso con noi!