Come funziona la normativa impatriati in Italia nel 2025?

Come funziona la normativa impatriati in Italia nel 2025?

Il regime fiscale per lavoratori impatriati: incentivi e condizioni

Se stai valutando l’idea di trasferirti in Italia per lavoro, il regime fiscale rivolto ai lavoratori impatriati potrebbe rappresentare un’opportunità interessante. Nato con la volontà di favorire il rientro di professionisti qualificati o l’arrivo di talenti dall’estero, questo meccanismo offre un’importante detassazione. Tuttavia,come spesso accade,ci sono dettagli non immediatamente evidenti che meritano un’attenzione precisa.

Cos’è e come funziona

Il regime dedicato ai cosiddetti “inbound workers”, introdotto ormai qualche anno fa, prevede agevolazioni fiscali rilevanti per chi decide di spostare la propria residenza fiscale in Italia, a patto di aver vissuto all’estero per almeno tre anni consecutivi prima del trasferimento.

Questo sistema nasce principalmente per gli italiani emigrati, guadagnandosi il soprannome di “Rientro dei Cervelli”, ma si rivolge senza ostacoli anche ai cittadini stranieri titolari del diritto di lavorare in Italia.

Le agevolazioni attuali

Oggi, chi rientra nel regime beneficia di una riduzione del 50% sull’imponibile IRPEF per i primi cinque anni in Italia, fino a un reddito massimo annuo di 600.000 euro. La detrazione sale al 60% se si trasferisce con un figlio minorenne a carico,o se in questi cinque anni si adotta o nasce un bambino.

Bisogna però chiarire che questa agevolazione riguarda esclusivamente i redditi da lavoro dipendente o autonomo e non si estende ad altri tipi di reddito, come quelli da locazioni o plusvalenze.

Requisiti e impegni da non sottovalutare

per essere ammessi al regime, è necessario non essere stati residenti fiscalmente in Italia nei tre anni antecedenti al trasferimento e impegnarsi a mantenere la residenza fiscale italiana per almeno quattro anni. Chi anticipa il rientro all’estero prima di tale termine dovrà restituire le somme risparmiate, con interessi.

in casi specifici, ad esempio per chi continua a lavorare per la stessa azienda che lo ha assunto all’estero, questo periodo di “non-residenza” richiesto può estendersi fino a sei o sette anni, a seconda della storia lavorativa.

È interessante sapere che per gli italiani si considera residenza estera anche l’iscrizione all’AIRE o la residenza in Paesi con cui l’Italia ha accordi contro le doppie imposizioni.

Novità nel 2024: la qualificazione professionale

Dal 2024 il regime si è fatto più selettivo: per accedere alle agevolazioni è necessario dimostrare di essere “altamente qualificati” secondo la normativa italiana. In pratica, serve almeno una laurea triennale riconosciuta in Italia e una qualifica professionale classificata tra i livelli più alti secondo l’Istat.

I lavoratori devono comunicare per iscritto al datore di lavoro questo requisito,che applicherà la tassazione agevolata ai compensi mensili in corso. Se invece la richiesta arriva a regime già avviato, si può chiedere il rimborso delle imposte pagate in eccesso all’agenzia delle entrate, tramite la dichiarazione annuale.

Per i lavoratori autonomi, l’agevolazione si richiede direttamente nel momento della dichiarazione dei redditi.

vantaggi reali o scorciatoie difficili?

Guardando i numeri, la riduzione fiscale è di sicuro un incentivo significativo per chi valuta di trasferirsi in Italia. Eppure, per alcune categorie, soprattutto i professionisti autonomi, il gioco potrebbe non valere sempre la candela: i contributi previdenziali gravano infatti parecchio prima ancora di applicare l’imposta sul reddito.

In più, l’accesso è riservato a chi gode già della possibilità di vivere e lavorare legalmente in Italia, lasciando fuori potenzialmente tanti talenti stranieri che non hanno un permesso di lavoro.

Alla luce di tutto ciò, il regime sembra più una mossa selettiva che una porta spalancata per il ritorno o l’arrivo di “cervelli”. ma rimane comunque un’arma concreta nella strategia italiana per trattenere o attrarre professionalità qualificate,specialmente in un mercato del lavoro sempre più globalizzato.