A Torino vietato l’evento dei giovani ebrei con grida di intifada

A Torino vietato l’evento dei giovani ebrei con grida di intifada

un attacco alla libertà di espressione dentro l’università di torino

“Se non cambierà, intifada pure qua!”. Urla, sputi, intimidazioni. Frasi violente, magari pronunciate da chi ignora persino il significato. È questo il clima che ha spezzato un momento pensato per celebrare il diritto allo studio nel campus “Luigi Einaudi” dell’Università di Torino. Un evento pensato per stimolare il confronto, invece trasformato in un episodio teso, quasi surreale, di prevaricazione e tensione.

Proprio mentre, a pochi chilometri di distanza, nathan Greppi, giovane giornalista della testata ebraica “Mosaico” di Milano, subiva una contestazione antisionista durante la presentazione del suo libro sulla cultura dell’odio, nel capoluogo piemontese un altro episodio di violenza politica scuoteva la comunità universitaria.

la protesta che ha annullato un incontro sul diritto allo studio

Il gruppo promotore, formato dall’Unione giovani ebrei d’Italia (UGEI), Studenti per le libertà, Studenti liberali e Studenti per Israele, stava presentando un documento che difendeva il diritto allo studio e condannava le occupazioni violente degli spazi accademici. Il titolo eloquente: “Per le università come luogo di democrazia e di contrasto all’antisemitismo”.

Eppure, quell’occasione di dialogo è stata interrotta da un gruppo organizzato di attivisti pro-Palestina, che hanno fatto irruzione nell’aula con l’intento dichiarato di bloccare ogni forma di discussione. Con minacce, insulti e perfino violenze fisiche, hanno invaso lo spazio, respingendo l’incontro e dimostrando un’intolleranza che si traduceva in sopruso.

Alcuni studenti sono stati colpiti,minacciati e insultati. È stato sottratto un telefono cellulare, quasi a voler eliminare ogni traccia dell’aggressione, segnando un chiaro tentativo di intimidazione e cancellazione delle prove.

violenza e silenzi: come l’università rischia di diventare un luogo di sopraffazione

Qualsiasi sforzo di dialogo è stato soffocato. Quello stesso spazio che dovrebbe incarnare libertà accademica e pluralismo si è trasformato in una zona di repressione. L’UGEI denuncia senza mezzi termini: “L’università non può essere preda della violenza di una minoranza incapace di discutere serenamente”. Quando viene soppiantato il confronto dalle intimidazioni, viene messa in pericolo l’essenza stessa del luogo che dovrebbe educare e liberare la mente.

Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, descrive un quadro chiaro e drammatico: ragazzi entusiasti dello studio e della comunità vengono scacciati, con rabbia e violenza, da chi si oppone al dialogo democratico.Il messaggio è inequivocabile: non è accettabile che istituzioni educative, ambienti di cultura come le università o i saloni del libro, diventino palcoscenici di soprusi camuffati da presunte battaglie di giustizia.

una denuncia contro l’antisemitismo mascherato da attivismo

Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, parla senza esitazione di un’“intollerabile violenza” e invita a smascherare l’antisemitismo nascosto dietro slogan come “Palestina libera from the river to the sea”, che tradiscono un’intenzione genocidaria nei confronti di una comunità.

Il vicepresidente della Comunità ebraica di Milano, ilan Boni, sottolinea la gravità: questo non è solo dissenso, ma sopraffazione. L’università deve essere uno spazio di dialogo e libertà, non un’arena dove si impone il silenzio con la violenza. È un campanello d’allarme che riflette un clima sociale sempre più teso e pericoloso.

solidarietà e appello alle istituzioni

Tra le vittime di questa intimidazione c’è anche Pietro Balzano, militante di Azione. daniele Nahum, consigliere comunale e già vicepresidente della Comunità ebraica milanese, esprime vicinanza a chi ha subito atti così gravi, invitando le istituzioni a reagire con decisione.

Il monito è netto: non possiamo più permettere che episodi di intolleranza e violenza rimangano senza risposta. Il diritto alla parola, al confronto e allo studio va difeso con fermezza, senza cedimenti o ambiguità.

università, democrazia e la sfida di tutelare il dialogo

Alla fine, ciò che emerge da questa torbida vicenda è un interrogativo estremamente attuale: come può un’università rimanere uno spazio di crescita e confronto se il dialogo viene soffocato dalla prevaricazione? La risposta dovrebbe stare nella consapevolezza collettiva che la violenza non è mai la strada per costruire la comprensione o la giustizia.

L’episodio di Torino è un monito: serve vigilanza e coraggio per preservare gli spazi accademici dalla deriva dell’intimidazione politica. Il diritto allo studio non è solo una questione amministrativa, ma un principio che esige rispetto, inclusività e libertà di opinione.Quando questi valori vengono calpestati, l’intera società perde.