Oltre 1,4 milioni di stranieri non UE potrebbero ottenere la cittadinanza italiana grazie al referendum sulle leggi di naturalizzazione
Se il referendum sul rilassamento delle norme italiane per l’acquisizione della cittadinanza passasse, più di 1,4 milioni di residenti non appartenenti all’Unione Europea potrebbero finalmente diventare cittadini italiani. A rivelarlo è uno studio recente del centro di ricerca Idos.
Cosa cambierebbe con la riforma della cittadinanza
Attualmente, per richiedere la cittadinanza italiana, chi non è cittadino UE deve dimostrare una permanenza legale in Italia di almeno dieci anni consecutivi. il testo del referendum propone di dimezzare questo periodo,portandolo a cinque anni di residenza legale.
Questa modifica faciliterebbe l’accesso alla cittadinanza per moltissimi stranieri, sia adulti sia minorenni, che già vivono stabilmente nel Paese. Secondo idos, quasi 1,14 milioni di adulti e oltre 229.000 minorenni rientrerebbero immediatamente nei nuovi criteri per ottenere la cittadinanza.
Inoltre, sarebbero circa 55.000 i minori che acquisirebbero automaticamente la cittadinanza insieme ai genitori che ne farebbero richiesta.
Limiti e restrizioni nel nuovo scenario
È interessante osservare come le stime del centro Idos risultino più prudenti rispetto alle previsioni diffuse dai promotori del referendum, poiché escludono i cittadini non UE provenienti da Paesi che non ammettono la doppia cittadinanza, oltre agli stessi cittadini UE, che già oggi possono chiedere la naturalizzazione dopo quattro anni di residenza.
Un altro aspetto cruciale riguarda i requisiti di reddito, che non subirebbero modifiche con la riforma.Per accedere alla cittadinanza tramite residenza, l’applicante deve dimostrare un reddito annuo minimo pari a 8.263,31 euro se non è sposato e senza figli, o 11.362,05 euro se coniugato, con un incremento di 516 euro per ogni figlio a carico.
Questi limiti economici esclusiverebbero così almeno 700.000 residenti non UE dall’ottenere la cittadinanza, mantenendo una barriera significativa anche in caso di approvazione della riforma.
Il fattore decisive del quorum per la validità del referendum
Come per tutti i referendum in Italia, anche per questo voto è necessario superare il quorum del 50% degli aventi diritto affinché il risultato sia considerato valido.Storicamente, tuttavia, l’affluenza alle urne nei referendum ha mostrato numeri bassi, e molte fonti giornalistiche nutrono dubbi sul raggiungimento di questo minimo obbligatorio.
Le dinamiche politiche prima del voto
Un elemento di complicazione è rappresentato dalle recenti dichiarazioni di parte della coalizione di governo di centrodestra, che si oppone fermamente alla riforma. Alcuni suoi esponenti hanno invitato apertamente all’astensione, consigliando ai loro elettori di non partecipare al voto.
questa strategia ha scatenato forti reazioni tra le forze di opposizione, che accusano il governo di ostacolare la partecipazione democratica.
Riccardo Magi,leader di +Europa,ha dichiarato che “il voto è alla base della democrazia” e che “in un Paese normale le istituzioni dovrebbero invece incoraggiare la partecipazione”.
Elly Schlein, a capo del Partito Democratico, ha definito l’appello al boicottaggio “un tradimento dei principi costituzionali che considerano il voto un dovere civico”.
Una scelta che potrebbe ridefinire l’Italia di domani
se superasse le incognite del quorum e le divisioni politiche, questa riforma avrebbe il potenziale di modificare profondamente il volto della cittadinanza italiana, accelerando l’integrazione di chi da anni contribuisce al tessuto sociale ed economico del Paese.
Il dibattito aperto dal referendum tocca temi sensibili come identità, inclusione e la percezione del “noi” nazionale, richiamando una riflessione più ampia sulle sfide e le opportunità di una società sempre più multiculturale.
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