Garlasco: sei impronte misteriose accanto al corpo senza identità

Garlasco: sei impronte misteriose accanto al corpo senza identità

Le impronte non identificate nell’inchiesta su Chiara Poggi: un’enigma ancora aperto

Nel luogo dove è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, le indagini si sono concentrate sulle tracce lasciate sulle pareti della scala di casa. Oltre all’impronta numero 33, attribuita ad andrea Sempio, risultano presenti altre sei impronte palmari rimaste tuttora senza identificazione. Gli esperti incaricati dalla Procura di Pavia hanno ripetuto i controlli senza riuscire a dare un volto a queste tracce, che restano così avvolte dal mistero.

Pur considerate “comparabili”, queste impronte non hanno contenuto informazioni sufficienti per un’identificazione certa. Attraverso un accurato lavoro di esclusione, è stato escluso che appartengano a Sempio, ad Alberto Stasi, alla famiglia della vittima o agli amici stretti del fratello di Chiara, Marco Poggi. La consulenza, firmata dagli specialisti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli – rispettivamente esperto del Ris dei Carabinieri e dattiloscopista forense – conferma l’assenza di corrispondenze utili.

Le tracce digitali sulla porta d’ingresso: un altro rompicapo

Non solo le impronte sulla scala risultano irrisolte.Cinque sono infatti le tracce digitali trovate sulla superficie esterna e interna del portone della villetta, anch’esse senza un’identità nota. Queste sono state anch’esse sottoposte a confronto, escludendo definitivamente Sempio, Stasi, la famiglia Poggi e gli amici più stretti. Tra queste spicca l’impronta numero 10, rinvenuta sul lato interno dell’anta mobile del portone, oggetto di particolare interesse dal 2020.

Quella traccia è stata descritta come una “mano sporca”,sulla quale non furono eseguite analisi biologiche per verificare eventuali tracce di sangue. Ora, grazie al maxi incidente probatorio in corso, sono previsti accertamenti genetici accurati, con l’ausilio dei cosiddetti “paradesivi” recuperati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, per tentare di sciogliere questo nodo.

Dove sono state rilevate le impronte palmari?

  • Tre impronte sono state trovate sulla parete destra della scala, vicino al corpo della vittima.
  • Due altre sulla parete sinistra della scala.
  • Una sull’area superiore della scala stessa.

Gli esperti precisano che un’impronta è “comparabile” quando, pur senza possedere i caratteri completi per un’identificazione definitiva, può essere confrontata con quelle di persone note per escluderne l’appartenenza.

Questo metodo di esclusione è stato applicato a tutti i 27 frammenti analizzati tra muro e porta d’ingresso, senza però trovare alcun “match” con i profili dattiloscopici a disposizione, compresi quelli di Sempio, Stasi e degli altri soggetti coinvolti nelle indagini.

La posizione della difesa e le nuove strategie

La difesa di Andrea Sempio, coordinata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati e coadiuvata dall’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, sta valutando l’opportunità di incaricare una consulenza tecnica indipendente su alcune impronte chiave, inclusa proprio la numero 33, centrale nell’indagine della Procura.

Nel 2020, un’informativa dei carabinieri riportava che se si fosse dimostrato che l’impronta 10 contenesse sangue, sarebbe stata una prova decisiva per indicarvi la presenza dell’aggressore al momento della fuga dalla scena del crimine.Tuttavia, la mancanza di almeno 16 punti caratteristici, necessari per la validazione dattiloscopica, ha impedito l’esecuzione di analisi biologiche, che ora saranno affrontate con le tecniche più avanzate disponibili.

Il parere critico del consulente della famiglia Poggi

Il dottor Marzio Capra, ex ufficiale del Ris e consulente della famiglia di Chiara Poggi, definisce l’impronta palmare attribuita ad Andrea Sempio come un “elemento molto controverso”. Riguardo al cosiddetto Dna ungueale rilevato sulle unghie della vittima e assegnato a Sempio, Capra afferma che si tratta di dati già ritenuti inutilizzabili da più esperti, compresi l’ex comandante del Ris Giampietro Lago e l’ex perito Francesco De Stefano.

“Come possono oggi quegli stessi elementi diventare prove convincenti?” si domanda, sottolineando che il materiale dattiloscopico recuperato nel 2007 va considerato con prudenza. Secondo lui, è impossibile ritrovare ora, a distanza di quasi due decenni, impronte palmari valide a sostegno di un’accusa. Non esistono tecniche che possano rendere utilizzabili tracce insufficienti per un confronto.

Capra precisa che le impronte effettivamente attribuibili erano già state associate a un nome, mentre le altre, per ragioni tecniche, sono rimaste ignote. Il metodo di repertazione adottato a Garlasco è sempre stato condiviso da tutte le parti in causa, avverte.

Giuseppe Rossi è un appassionato storyteller e content curator con una solida esperienza in ambiti diversi, dalla cultura e lifestyle alla tecnologia e viaggi. Laureato in Lettere Moderne, ha collaborato con diversi siti web e community online, creando articoli chiari e coinvolgenti per un pubblico ampio. Curioso di natura, si tiene sempre aggiornato su tendenze e curiosità, trasformando ogni argomento in un piccolo spunto di riflessione. Nel tempo libero ama esplorare nuovi itinerari in bicicletta e sperimentare ricette regionali in cucina.