Il lungo calvario giudiziario di Piercamillo Davigo: cinque ricorsi respinti
Una vicenda giudiziaria che sembra non avere fine riguarda Piercamillo Davigo, protagonista di una serie impressionante di ricorsi tutti respinti con fermezza. Dopo una condanna per rivelazione di segreto legata alla diffusione dei verbali sulla cosiddetta loggia Ungheria, l’ex magistrato è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Brescia e visto confermare la sentenza in appello. La Corte di Cassazione aveva sì confermato, ma in parte rinviato la decisione, solo per vedere poi il secondo appello riaffermare nuovamente la condanna. L’ultima parola della Cassazione è stata netta: dichiarare inammissibile il ricorso straordinario presentato da Davigo e dai suoi legali.
Un paradosso che suscita più di un’ironica riflessione, considerando che proprio Davigo era stato tra i più critici nei confronti delle impugnazioni reiterate, spesso definite da lui stesso come un ostacolo per la giustizia. Eppure, nella sua personale corsa contro il tempo e la sentenza, i suoi avvocati hanno prodotto ben cinque ricorsi diversi, tutti rigettati. Ci si potrebbe chiedere: come si concilia la ferma posizione sull’abuso di impugnazioni con questa insistenza difensiva?
Un elenco serrato di battaglie legali
La cronologia della vicenda è quella di una lunga resistenza legale:
- Sentenza di primo grado (Tribunale di Brescia), condanna a 1 anno e 3 mesi;
- Conferma della condanna in Corte d’Appello;
- Cassazione che conferma ma rinvia parzialmente in Appello;
- Secondo appello che riafferma la condanna;
- Infine Cassazione che dichiara inammissibile il ricorso straordinario.
Il percorso testimonia quanto la macchina giudiziaria, nel caso specifico, abbia ribadito con decisioni costanti e coerenti la sentenza nei confronti di Davigo.
La strategia degli impugnatore seriale
Chi frequenta ambienti giuridici conosce bene il fenomeno degli impugnatori seriali, cioè soggetti che utilizzano ricorsi e opposizioni con frequenza quasi ossessiva nel tentativo di ribaltare decisioni sfavorevoli.
In questo contesto, Davigo si distingue per una frequenza fuori dal comune: i ricorsi straordinari respinti in Cassazione rappresentano appena lo 0,8% di quelli presentati, eppure lui ha già superato quota cinque nelle sue cause più recenti. dati alla mano, si tratta di un vero impugnatore d’eccezione.
La comunicazione mediatica e le implicazioni
Un dettaglio curioso riguarda la comunicazione di queste vicende giudiziarie: la notizia del rigetto dell’ultimo ricorso è stata diffusa in modo molto discreto, inizialmente comparsa soltanto su un giornale con cui Davigo collabora abitualmente. Questo espediente ha permesso di far trapelare la notizia senza troppo clamore, che è poi rimbalzata sul circuito informativo il giorno successivo ma con un’attenzione molto limitata. Forse un modo per minimizzare l’impatto mediatico di una sconfitta così ripetuta.
Un bilancio personale e legale
Non è la prima volta che l’ex magistrato si trova a fronteggiare difficoltà con la giustizia amministrativa.Dopo aver raggiunto il limite di età e la conseguente pensione forzata, Davigo aveva infatti contestato quella decisione con un ricorso al Tar, poi bocciato. A seguito di questa sconfitta aveva preso un ulteriore passaggio rivolgendosi al Consiglio di Stato, che ha confermato il rigetto della sua istanza.
Complessivamente, si tratta di almeno sette impugnazioni in meno di cinque anni: un numero che fa riflettere sul rapporto tra il sistema giudiziario e chi per decenni ne è stato protagonista.
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