La corte d’appello Usa conferma i dazi Trump: cosa cambia

La corte d’appello Usa conferma i dazi Trump: cosa cambia

La battaglia legale sui dazi di Trump: tra sentenze e tensioni internazionali

la giustizia americana si trova al centro di un confronto acceso riguardo i dazi imposti dall’ex presidente Donald Trump, con la Us Court of International Trade che ha definito «illegali» alcune delle tariffe varate dal tycoon. Tuttavia, la decisione rimane sospesa in attesa dell’esame della corte di appello, aprendo così il sipario su una controversia destinata a protrarsi probabilmente fino alla Corte Suprema.

Il colpo del tribunale di New York e la risposta dell’amministrazione

Il giudizio della Corte di New york,meno nota ma influente,ha stoppato le tariffe unilaterali applicate a gran parte del mondo,compresi Canada,Messico e Cina,in relazione a questioni delicate come immigrazione e traffico di fentanyl. Una mossa che ha provocato una ferma reazione da parte della Casa Bianca,accusando i giudici di agire come «attivisti» e annunciando la volontà di contrastare quello che viene definito un «abuso di potere» attraverso tutti i mezzi legali a disposizione,fino a coinvolgere la Corte Suprema.

I tre giudici della Us Court of International Trade – nominati da diversi presidenti nel corso degli anni – hanno stabilito che Trump non aveva l’autorità per imporre dazi globali utilizzando l’International Emergency Economic Powers act, una legge del 1977 mai prima applicata in ambito tariffario.

Dazi «illegali» ma alcune tariffe restano

Questa norma fu la base scelta da Trump per annunciare i dazi del 2 aprile,definiti ironicamente «giorno della liberazione»,imponendo tariffe fino al 25% su prodotti provenienti da Canada e Messico e del 20% sulla Cina,motivate da questioni migratorie e di sicurezza legate al fentanyl.

La corte ha ordinato alla Casa Bianca di sospendere questi dazi entro 10 giorni. Restano però attive le tariffe su acciaio, alluminio e automobili decise secondo la «Section 232» del Trade Act, che autorizza restrizioni sulle importazioni percepite come minacce alla sicurezza nazionale.

Reazioni e strategie dell’amministrazione

Definendo la sentenza «chiaramente errata», l’amministrazione ha puntato il dito contro la magistratura, sostenendo che la gestione di emergenze nazionali non possa essere affidata a giudici non eletti.I consiglieri di Trump, Peter Navarro e Kevin Hasset, hanno sottolineato come la decisione non modificherà sostanzialmente le trattative commerciali in corso. Tra le opzioni sul tavolo, c’è la possibilità di ricorrere nuovamente alla «Section 232» per mantenere i dazi senza passare dal Congresso, la cui approvazione appare comunque improbabile per tariffe di questo tipo.

Intanto, i principali partner commerciali degli Stati Uniti osservano con prudenza la situazione, in un contesto in cui Trump, nonostante il colpo giudiziario, si mostra determinato nel portare avanti la sua politica protezionistica: il «Tariff Man» si è infatti più volte soffermato sul valore strategico delle tariffe come strumento di politica economica.

Le implicazioni sul commercio internazionale e sui mercati

I dazi rappresentano una componente strategica dell’agenda economica adottata per migliorare i conti pubblici americani, con stime che vedono possibili entrate per oltre 3.000 miliardi di dollari nell’arco di un decennio. Le tensioni con l’Unione Europea e la Cina rimangono vive, con Pechino che ha subito richiesto la cancellazione di tutte le tariffe unilaterali considerate ingiustificate. Inoltre, l’amministrazione ha reagito imponendo restrizioni all’export di tecnologie sensibili, come i semiconduttori, ampliando così il conflitto commerciale.

I mercati finanziari guardano con cautela agli sviluppi giudiziari, percependo il blocco come un ostacolo ma non una fine definitiva della guerra commerciale. Tra gli investitori e i partner internazionali si respira un clima di attesa, preoccupati per l’incertezza che questo scenario legale e politico continua a generare.