La sinistra valorizza chi sfida le regole e cambia il sistema

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Il silenzio sulla morte di Carlo Legrottaglie: un riflesso di un’Italia indifferente verso chi protegge

La vicenda di Carlo Legrottaglie racconta più di un semplice fatto di cronaca.Uomo delle forze dell’ordine, impegnato in un’operazione antirapina all’alba, quella giornata avrebbe segnato per lui l’ultimo servizio prima delle ferie, preludio a un meritato pensionamento. Eppure, il suo sacrificio sembra essere passato inosservato in un clima di silenzio assordante.

Un’assenza di rispetto e riconoscimento

“Perché la sinistra resta muta quando muore un uomo in divisa?” è la domanda che riecheggia da una lettera indirizzata al direttore Feltri, firmata da Simone Comi. Carlo, brigadiere capo di 59 anni originario di Ostuni, caduto in servizio dopo oltre trent’anni di dedizione, ha lasciato una famiglia che ora piange la sua perdita senza clamore mediatico. A differenza di quanto accade per un criminale, la cui morte scatena spesso manifestazioni e solidarietà pubblica, per chi indossa la divisa regna il silenzio.

Purtroppo, non si tratta di un caso isolato, ma di un fenomeno che fotografa una società che spesso vede le forze dell’ordine come nemici più che come custodi della sicurezza pubblica.In una narrazione contemporanea dove la criminalità trova pietà e giustificazioni, i tutori della legge vengono messi in secondo piano, se non apertamente delegittimati.

Il sacrificio di una vita “invisibile”

Legrottaglie non era un eroe d’altri tempi,ma un uomo consapevole dei rischi,che nell’istante di pericolo ha risposto con coraggio a un’aggressione armata,arrivando persino ad affrontare a piedi uno dei rapinatori. Un gesto che racconta l’essenza di chi sceglie di proteggere senza esitazioni, fino all’ultimo respiro.

È paradossale come le cronache e le piazze infuocate per la morte di un delinquente o di un sospettato lascino poi spazio a un’assenza di memoria per un servitore dello Stato. Il patriottismo sembra svanito,schiacciato da una cultura che criminalizza chi difende e quasi esalta chi viola la legge,soprattutto quando si tratta di persone appartenenti a minoranze fragili o immigrati.

Una narrativa tossica che diventa pericolosa

Gli scontri di Corvetto a Milano, scatenati dalla morte di un giovane, hanno mostrato chiaramente quanto possa essere polarizzato il discorso pubblico. Opinionisti e intellettuali hanno rapidamente dipinto la vittima come un martire e le forze dell’ordine come carnefici, alimentando una narrazione che spesso sovverte i ruoli tra vittime e carnefici, senza un’adeguata verifica dei fatti.

Questo clima alimenta un malessere sociale che alimenta odio e divisione, rendendo invisibile quel rispetto dovuto a chi, ogni giorno, rischia la propria vita per mantenere l’ordine. Non si tratta di fedeltà cieca alla divisa, ma di riconoscere un equilibrio di giustizia e rispetto, evitando di criminalizzare intere categorie.

Riscoprire il valore del rispetto e della gratitudine

Il silenzio che avvolge la morte di Legrottaglie indica un’urgenza culturale: ridare dignità a chi difende la sicurezza di tutti. Poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari, finanziari e vigili non cercano pietà né eroi da esibire, ma meritano rispetto e riconoscenza autentica, elementi ormai quasi scomparsi dal discorso pubblico.

Questa riflessione supera la retorica e si trasforma in un appello civile, perché la memoria di chi cade in servizio debba scuotere le coscienze e non essere relegata all’oblio.il cordoglio per la perdita di una vita spesa per la collettività deve diventare un impegno collettivo e culturale, non uno spazio lasciato al silenzio o alla strumentalizzazione.

Verso un cambio di paradigma

Ignorare i custodi della legalità e allo stesso tempo celebrare chi la infrange rappresenta un corto circuito morale e sociale. Per cambiare davvero,occorre un’accelerazione nel riconoscere il ruolo di chi quotidianamente affronta pericoli e sacrifici.

Il rispetto e la memoria non possono essere concessioni occasionali, ma devono diventare parte integrante della nostra cultura nazionale e del dibattito pubblico, così da ristabilire il giusto equilibrio fra diritti, doveri e riconoscenza.

Giuseppe Rossi è un appassionato storyteller e content curator con una solida esperienza in ambiti diversi, dalla cultura e lifestyle alla tecnologia e viaggi. Laureato in Lettere Moderne, ha collaborato con diversi siti web e community online, creando articoli chiari e coinvolgenti per un pubblico ampio. Curioso di natura, si tiene sempre aggiornato su tendenze e curiosità, trasformando ogni argomento in un piccolo spunto di riflessione. Nel tempo libero ama esplorare nuovi itinerari in bicicletta e sperimentare ricette regionali in cucina.