La coerenza necessaria: il gesto di Schlein tra guerre e diritti civili
In un momento segnato da tre conflitti aperti, *Elly Schlein* ha deciso di partecipare al gay pride in programma in Ungheria il 28 giugno. Un segnale simbolico forte, che richiama l’attenzione su temi di diritti civili in un Paese noto per le sue posizioni restrittive nei confronti delle comunità LGBTQ+.
Questo gesto, tuttavia, suscita una riflessione più ampia: quanto sarebbe efficace se accompagnato con la stessa determinazione nel condannare i governi che reprimono le libertà dei cittadini, in particolare chi subisce persecuzioni per orientamento sessuale? La contraddizione tra l’impegno per una causa e il silenzio su altre violazioni resta evidente.
Schlein lancia così un invito implicito a non dividere le battaglie per i diritti umani. La sfida è di mantenere una posizione salda, coerente e senza compromessi, soprattutto in un’epoca dove la libertà sociale si intreccia con crisi geopolitiche di portata globale.
In fondo, partecipare a eventi come il gay pride non può ridursi a un atto di mera presenza simbolica: dovrebbe rappresentare una determinazione pratica e costante nel sostenere chi vive sotto regimi oppressivi. Non solo una manifestazione di solidarietà, ma un richiamo a un impegno politico e umano che travalica confini e guerre.
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