la lacuna normativa e il paradosso della rete
è quasi incredibile quanto il legislativo stenti a dare una regolamentazione concreta alle piattaforme social e agli spazi digitali dove contenuti vengono creati e diffusi con velocità impressionante. ogni giorno, il vuoto legislativo si traduce in rischi concreti, conflitti, perfino tentativi di omicidio. il problema va ben oltre la semplice mancanza: molti parlamentari rifiutano di affrontare i reati online per quello che sono, celandosi dietro un concetto astratto di “libertà” che nasconde l’incapacità – o la volontà di non impegnarsi – a ragionare su scenari reali e non banali. intanto, la società civile si ritrova invischiata in una sorta di discarica digitale, una “deep web” che ormai non è più tanto profonda da restare invisibile.
una minaccia sfiorata nel cuore di copacabana
il 3 maggio, a Copacabana, durante un concerto di Lady Gaga, avrei potuto piangere persone care perdute in un attacco imprevisto. un piano per far esplodere bombe, organizzato online, ha rischiato di trasformare una serata di festa in un massacro. tramite Discord – piattaforma cara soprattutto ai giovani,ma frequentata anche da adulti con identità camuffate – è stato lanciato un vero e proprio “challenge collettivo” finalizzato a eliminare persone LGBTQIAPN+.un quadro agghiacciante, dove violenza e omicidio diventano simboli di prestigio sui social.
per fortuna, la polizia è riuscita a sventare la tragedia e arrestare i responsabili. un contributo decisivo è arrivato da una chiamata che ha denunciato in anticipo il piano. tra gli arrestati, chi deteneva armi illegalmente e diffondeva discorsi d’odio, e persino minorenni coinvolti nella gestione di profili con pornografia infantile e odio organizzato. la novità non è tanto nei contenuti,pur inquietanti,quanto nella frequenza con cui questi episodi si moltiplicano.
il silenzio delle piattaforme e la morte troppo vicina
“diventerò uno serial killer, non me ne frega niente”: una frase emersa da un gruppo Instagram che ha progettato un’aggressione con coltelli a danno di una docente in Rio Grande do Sul. e le piattaforme cosa fanno? rimangono mute perché manca una normativa che le obblighi a intervenire. si muovono solo dopo che la tragedia si è consumata, cedendo a forza le informazioni alle indagini. la professoressa è stata accoltellata, e poteva morire.
i ventriloqui dell’odio e la responsabilità collettiva
gli ultimi episodi segnalano l’esistenza di gruppi estremisti che tramano piani raccapriccianti. li chiamerei “ventriloqui pervertiti”, incapaci di convivere civilmente nel mondo che abitano e che impongono ad altri. il loro monitoraggio non può essere delegato solo alle forze dell’ordine: la società deve farsi sentinella, riconoscendo movimenti sospetti nelle reti sociali. è importante ricordare a questi miserabili borghesi dell’odio che nessun rifugio nell’ombra è davvero sicuro, che molto probabilmente saranno traditi dalle proprie marionette spaventate. anche se sfuggono alla giustizia, non sfuggiranno ai nodi inestricabili dei loro stessi piani.
oltre la facciata: il peso delle parole in rete
impossibile sottovalutare quanto un commento apparentemente “innocuo” possa essere parte di un tessuto più ampio di violenza.risposte cariche di razzismo, misoginia, transfobia, come quelle di gang digitali che diffondono odio, dovrebbero subito finire nel mirino degli investigatori o, almeno, essere segnalate a organizzazioni come SaferNet Brasil. ogni messaggio violento che si propaga alimenta – direttamente o indirettamente – chi, nelle tenebre della rete, ordisce azioni finali.
seguire i fili delle marionette per svelare i ventriloqui
per arrivare a smascherare chi manovra l’odio e la violenza, bisogna inseguire quei fili sottili e taglienti tessuti da “marionette” apparentemente timide ma mortali. un’indagine collettiva,spinta da coscienza e attenzione,può fare la differenza tra un copione di distruzione e una società che prova a difendersi in modo autentico.
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