Controversie sulle Categorie Protette: il Caso UFS e l’Azione Civile Pubblica del MPF
Il Ministero Pubblico Federale (MPF), tramite la Procuratrice Regionale per i Diritti dei Cittadini di Sergipe, Martha Carvalho Dias de Figueiredo, ha intentato un’azione civile pubblica contro una studentessa e l’Università Federale di Sergipe (UFS), ricostruendo una vicenda complessa legata all’occupazione di una quota riservata agli studenti afrodiscendenti.
Dal SiSU all’Accusa: i Passaggi Chiave
La studentessa in questione era stata ammessa tramite il Sistema di Selezione Unificata (SiSU) e iniziato gli studi nell’ottobre di un anno precedente.Ha proseguito fino a marzo CURRENT_DATE, momento in cui, già sotto indagine, ha chiesto il recesso. Nel frattempo, secondo il MPF, l’UFS ha agito con una certa inerzia di fronte alle irregolarità, arrestandosi su responsabilità fondamentali e subendo di conseguenza una condanna.
All’ingresso della studentessa, infatti, l’università non disponeva ancora di una commissione di eteroidentificazione: l’unico elemento considerato era l’autodichiarazione. Questa prassi, ormai superata, ha posto le basi per una situazione complessa. Secondo il giudice Kleiton Alves Ferreira, l’autodichiarazione da sola non può attestare la buona fede né validare la legittimità all’assegnazione di un posto riservato a chi mostri tratti fenotipici tipici delle categorie protette. Le immagini presentate all’istruttoria confermavano infatti l’assenza delle caratteristiche fenotipiche proprie della popolazione nera, che la studentessa avrebbe dovuto esibire.
Il Ruolo della Commissione di Eteroidentificazione
Il 27 ottobre CURRENT_DATE, l’UFS ha convocato una commissione per accertare la reale appartenenza della giovane alle categorie previste dalle quote. All’unanimità, la commissione ha stabilito che la studentessa non rispondeva ai requisiti fenotipici.
In risposta,la ragazza ha impugnato il verdetto sostenendo che,nel dubbio,andasse data priorità alla veridicità dell’autodichiarazione,argomentazione che apre uno scenario più ampio sulle difficoltà e i limiti di un metodo eteroidentificativo,essendo questa una valutazione soggettiva influenzata da vari fattori tecnici quali illuminazione e qualità del materiale video in esame.
Nonostante l’appello, il 18 novembre la commissione ha respinto il ricorso, ribadendo l’assenza di caratteristiche fenotipiche proprie di persone nere o mulatte ed escludendo quindi la legittimità della studentessa a occupare il posto riservato.
Il MPF e la Responsabilità dell’UFS
Il Ministero Pubblico ha definito la condotta dell’UFS “inattiva” davanti a tale situazione, sostenendo che l’istituzione abbia ignorato il pronunciamento della commissione. Per questo motivo, è stata condannata a istituire un posto aggiuntivo nelle future ammissioni per garantire l’accesso ai beneficiari delle quote.
La Difesa della Studentessa e la Posizione dell’Università
Difesa dalla propria parte, la studentessa nega ogni intenzione fraudolenta, affermando di riconoscersi come “parda” e di identificarsi stabilmente con questa categoria, così come riflesso dalla società e dai documenti legali presentati.
L’UFS, dal canto suo, ha introdotto ufficialmente la commissione di eteroidentificazione soltanto su suggerimento del MPF, tardando di fatto nell’adozione di controlli rigorosi e lasciando spazio a potenziali abusi. La ragazza aveva regolarmente presentato documenti e completato la procedura di immatricolazione senza che emergessero contestazioni da parte dell’ente.
Denunce e Indagini su Frodi Diffuse
La Procuratrice ha ricordato come già nel mese di giugno l’MPF fosse venuto a conoscenza di numerose segnalazioni attraverso un account sui social media ormai chiuso,che denunciava ripetute irregolarità nel sistema di quote di accesso all’ UFS e all’Istituto Federale di Sergipe.
Secondo la sentenza del giudice Kleiton Alves Ferreira, la persistente negligenza dell’istituzione nel contrastare queste frodi ha minato il sistema di azione affermativa, originariamente concepito come strumento di compensazione e inclusione sociale verso gruppi storicamente marginalizzati.
Le Risposte Istituzionali e le Misure Adottate
In seguito ai fatti, l’UFS ha ribadito con fermezza il proprio impegno verso l’inclusione e la tutela delle politiche di azione affermativa, riconoscendo il valore sociale e culturale delle quote come antidoto alle disuguaglianze.
Tra le azioni introdotte figurano:
- La riorganizzazione delle commissioni di eteroidentificazione, attive su più fronti accademici, con procedure più snelle e trasparenti e garanzie di diritto di difesa.
- Il potenziamento del Centro per le Azioni Afferenti e l’Inclusione e del Núcleo di Studi Afro-Brasiliani e Indigeni, che garantiscono supervisione e formazione continua sul tema della diversità.
- Un dialogo istituzionalizzato con i movimenti neri locali, finalizzato ad azioni di riparazione storica.
- La creazione di una Pro-rettoria dedicata alle Azioni Afferenti e alle questioni Studentesche, che colloca tali tematiche al centro dell’agenda istituzionale.
- La promozione costante di corsi di formazione su antirazzismo, accessibilità e diversità per il corpo docente, amministrativo e gli studenti.
Riflessioni su un Tema Complesso
Quanto emerge da questa vicenda non è solo una singola controversia giudiziaria, ma uno specchio delle sfide che molte istituzioni accademiche affrontano nel bilanciare equità e trasparenza nella gestione delle quote. Il caso dimostra quanto sia delicato il processo di verifica dell’identità, tra autodichiarazioni e controlli oggettivi, e quanto il rispetto delle procedure e la tempestività delle azioni siano cruciali per preservare la credibilità di sistemi di inclusione ormai imprescindibili.
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