Sellafield: il fallimento del Replacement Analytical Project e le nuove strategie per la gestione del plutonio
Nel cuore dell’industria nucleare britannica si consumano ritardi e riorganizzazioni che hanno fatto perdere ben 127 milioni di sterline in costi inutili, secondo un rapporto parlamentare. L’emergenza nasce dalla necessità di sostituire un laboratorio analitico datato,che da oltre settant’anni gestisce il trattamento e la riprocessazione del plutonio.
Abbandonato il Replacement Analytical Project, proroghe e rincari
Sellafield Limited, società che opera all’interno del complesso situato nel nord-ovest dell’Inghilterra e facente parte di un insieme di enti pubblici e privati, ha deciso di sospendere il Replacement Analytical Project (RAP). Un piano originariamente concepito per sostituire il laboratorio analitico vecchio di sette decenni, con una struttura moderna e adeguata. La decisione è arrivata di fronte a ritardi stimati tra 2028 e almeno 2034 e a un raddoppio dei costi, passati da 1 miliardo a 1,5 miliardi di sterline.
Non sorprende che il rapporto dell’organo di controllo dei fondi pubblici abbia definito la gestione del progetto “fortemente carente”,sottolineando come le difficoltà nel portare avanti grandi iniziative infrastrutturali siano ricorrenti nel sito di Sellafield.
Sellafield,una storia di sfide e limiti strutturali
Il sito,noto in passato come Windscale,rappresenta da decenni un pilastro del nucleare britannico,inglobando diverse società e la Nuclear Decommissioning Authority (NDA),ente governativo che controlla Sellafield Limited. Già nel mese di ottobre dell’anno scorso, il laboratorio su cui si basa l’attività di trattamento risale a oltre 70 anni fa e versa in uno stato di degrado avanzato, non rispettando più i requisiti edilizi moderni.
L’National Audit Office ha avvertito che questa struttura è ormai incapace di garantire le analisi necessarie per il corretto funzionamento dell’Impianto di Riprocessamento e Stoccaggio dei Prodotti e Residui (SRP), una delle installazioni chiave per la gestione del plutonio.
Dalla speranza del 2016 al tracollo del progetto
La strategia originaria prevedeva di riconvertire un laboratorio più recente di 25 anni, all’interno dello stesso sito, dando così un futuro operativo fino al 2070. Tuttavia,con il tempo sono emerse evidenti difficoltà,che hanno spinto a una “pausa strategica” del progetto nel febbraio dell’anno in corso.I costi sono schizzati oltre gli 820 milioni di sterline aggiuntive, con un ritardo che si allunga fino a cinque anni nel completamento delle opere.
Il Public Accounts Committee del Parlamento ha certificato come la storia di Sellafield nelle grandi opere sia caratterizzata da ritardi frequenti e rincari ingenti. Se sono in corso segnali di miglioramento, resta l’incertezza sulla solidità delle nuove promesse.
Una nuova direzione per la gestione del plutonio
Con l’abbandono del RAP, Sellafield ha deciso di concentrare gli sforzi sulla conversione di un edificio alternativo per supportare l’SRP, destinato a riprocessare e riassemblare il plutonio per renderlo stoccabile a lungo termine.Contemporaneamente, il vecchio laboratorio riceverà lavori di ristrutturazione, inclusa la sostituzione del tetto, per proseguire le operazioni fino al 2040.
Il nuovo piano, seppure più contenuto rispetto al precedente, comporterà comunque un investimento stimato tra 420 e 840 milioni di sterline. La differenza è sensibile ma non elimina la perdita ingente già accumulata sul RAP, definita dal comitato parlamentare come uno spreco di fondi pubblici.
Il lungo cammino della bonifica e le sfide future
L’aspettativa della NDA è che le operazioni di pulizia e dismissione del sito di Sellafield proseguiranno fino al 2125,costando circa 136 miliardi di sterline. Una cifra in crescita di quasi il 19% rispetto alle stime fatte solo qualche anno fa, a testimonianza delle difficoltà intrinseche legate alla complessità di questa industria.
Sellafield rappresenta un esempio emblematico delle grandi sfide nell’ambito del nucleare civile: dall’innovazione tecnologica alle criticità gestionali,fino agli inevitabili impatti economici e temporali,la gestione del rischio e degli investimenti resta sotto stretto monitoraggio pubblico.
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